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IL FAVOLOSO MONDO DI AMELIE
(LE FABULEUX DESTIN D'AMELIE POULAIN)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 6 febbraio 2002
 
di Jean-Pierre Jeunet, con Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz, Rufus (Francia, 2001)
 

La ricetta che conduce a sfornare uno dei successi più grandi di tutto il cinema francese è solo leggermente addolcita, rispetto a quella di DELICATESSEN, il film al quale Jean-Pierre Jeunet doveva la propria notorietà: fondere i sapori del passato alle formule del presente. Con un'intelligenza acuta ed una personalità marcata; cosi come con la cura, la precisione un po' maniacale del collezionista. IL FAVOLOSO DESTINO DI AMELIE POULAIN è pure un film strumentale e un po' furbetto? La coerenza con l'opera precedente del regista - certo , con dei toni che da scostanti si sono fatti cosi accattivanti da farli sospettare di populismo, se non proprio di buonismo - induce ad indulgere; anche se fra i due film c'era stata quella che, nel 1995, avevamo definito l'overdose professionale di LA CITE DES ENFANTS PERDUS.


Ispirarsi ai toni di un'epoca gloriosa del cinema francese, quella del realismo poetico: ed attualizzarla con un look che affonda le proprie radici nell'universo dal quale Jeunet proviene, l'animazione, il fumetto fantastico. Le pensioncine, le cassiere e le bariste, le fidanzatine, i fruttivendoli e i salumieri, il mercatino ed i pensionati dei capolavori di Carné e di Prévert. O, ancora, i clown tristi per le strade, gli artisti squattrinati nelle chiatte del lungosenna (ma anche le delicate e spiritose meccaniche di Truffaut e Léaud): tutti rivisti con piglio postmoderno, piccole invenzioni digitali, e la grafica trova-oggettistica nelle tinte seppia che stingono alla Hopper.


I primi film di Jeunet gorgogliavano drammaticamente di tubazioni negli immobili fatiscenti di un universo grottesco di disperazione post-punk. Qui, la vicenda delle gentile Amélie (oh, intendiamoci, pure smaliziata; siamo oltre il duemila) è fatta per piacere. Poiché è quella di un'anima gentile e solitaria che decide di donare gioia, far felice il prossimo e ovviare alla solitudine del vicino. Dimenticandosi di riparare alla propria, di solitudine. Ma se l'ovvia consensualità del film ne spiega in gran parte il successo, la coerenza, il rigore della fattura (quegli esterni ripuliti come fossero girati sotto vuoto in ambiente sterile) e, sopratutto, la presenza portante della luminosa Audrey Tautou, tende continuamente a riscattarlo.


   Il film in Internet (Google)

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